venerdì 10 ottobre 2014

Se nel PD tolgono le tessere mi iscrivo :-) :-)

da l'Huffington Post (Pietro Raffa)
Il dibattito sull'importanza delle iscrizioni al Partito democratico si ripresenta a ogni comunicazione sull'ultimo dato dei tesserati. Stando a quanto scritto da Goffredo De Marchis su Repubblica, gli iscritti alla fine dell'anno potrebbero essere circa 100 mila, 5 volte meno del 2013.
Esistono due modi per affrontare la discussione.
Il primo è aggrapparsi alla nostalgia del tempo che fu, con il pensiero che corre ai vecchi tempi: alla ditta, al partito solido, al presunto radicamento sul territorio. Alle emozioni trasmesse dal panino con la salamella alle feste dell'Unità. Si rischia di rimpiangere, tra l'altro, un passato non proprio glorioso. Il tesseramento nel Partito democratico non ha prodotto solo militanza sana, come qualcuno vuol far credere. Ma ha generato incrostazioni territoriali, potentati locali e concesso potere di ricatto ai capi-bastone.
Il secondo è tentare di essere razionali, constatando che la struttura del partito si sta fisiologicamente adeguando ai cambiamenti della società di cui fa parte. E, non ultimo, alla riforma della politica (revisione del finanziamento pubblico etc.) messa in atto dagli ultimi governi.
Per accelerare questo processo e rendere il Pd più simile al contesto in cui si muove, Matteo Renzi dovrebbe avanzare una proposta forte: abolire definitivamente il tesseramento di partito, rendendolo del tutto il partito degli elettori. Il problema dei soldi? Si troveranno altre forme di contribuzione, simbolicamente meno vincolanti.
Così facendo si andrebbe incontro alla resistenza della vecchia guardia? Niente di strano: la sinistra italiana ha sempre compreso i cambiamenti con un certo ritardo. Ma, fortunatamente, l'attuale leadership ha un passo diverso.

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